Sedano selvatico (Apium graveolens)

Fin dall’antichità è considerata una pianta con proprietà afrodisiache. Ricco di vitamine, magnesio e zolfo, si usa come stimolante, depurativo e diuretico.

Il sedano selvatico ha i semi carminativi (tolgono i gas intestinali). Si usa sotto forma di succo, vino, infuso e decotto. L’infuso dei semi è indicato per curare l’inappetenza, aerofagia e meteorismo. I gargarismi con l’acqua di cottura per curare le infiammazioni della gola. Il decotto è ottimo per i bagni contro i geloni. E poi, il sedano selvatico è efficace, in caso di: artrite, reumatismi, debolezza di stomaco e per cure disintossicanti. In cucina, il sedano selvatico, è impiegato sia come verdura che come aromatica. Cresce spontaneo nei luoghi paludosi, nei litorali e nei terreni salmastri. La sua radice viene raccolta nell’inverno e nella primavera successiva al primo anno. I suoi frutti vengono estratti battendo le ombrelle dopo l’essiccazione. Il sedano selvatico, dal quale hanno origine le varietà coltivate, si differenzia da queste per altezza ridotta e per le foglie più piccole, l’odore intenso e il sapore amaro. Si presenta come un’erbacea con fusto eretto, scanalato e ramificato. Il sedano selvatico ha le foglie di colore verde intenso, hanno un lungo picciolo ingrossato, scanalato e il margine seghettato. I suoi fiori bianco-giallastri e riuniti in ombrelle, compaiono in estate, e maturando formano un diachenio. Piccola raccomandazione: non consumare mai la pianta del sedano selvatico fresca. Il sedano selvatico coltivato, consumato crudo, per alcuni risulta poco digeribile.